Il mandolino bolognese: un po' di storia

I  mandolini così come li conosciamo nella loro forma attuale si sono stabilizzati intorno ai secoli XVIII-XIX per il lavoro svolto da diversi liutai anche a latitudini differenti.

Le maggiori scuole italiane che hanno prodotto le forme più conosciute sono quella Napoletana e quella Romana.

Il mandolino napoletano nella sua forma attuale è stato perfezionato dalla famiglia Vinaccia, le sue principali caratteristiche  sono il fondo a guscio profondo, il piano armonico spezzato che forma un angolo appena sotto il ponticello, 4 cori di corde doppie (accordati per quinte come il violino – Sol, Re ,La, Mi). Il ponticello è mobile, il manico ha forma tondeggiante e le corde sono tensionate da meccaniche inserite dal retro della paletta.

Il mandolino romano viene considerato una evoluzione di quello napoletano con modifiche (alcune brevettate) alla forma della cassa, manico e meccaniche tendicorde.

I fondatori di questa scuola attuale sono i liutai Maldura, De Santis ed Embergher che alla fine del XIX secolo dotano i loro strumenti di sezione del manico triangolare, tastiera con differenti spessori tra bassi e cantini con una conseguente modifica del ponticello, meccaniche infisse lateralmente alla paletta ma soprattutto un diverso disegno della cassa di risonanza.

A partire da queste due scuole la costruzione di strumenti a plettro ha visto su tutto il territorio nazionale l’attività di liutai che costruivano i loro modelli partendo da questi due filoni principali apportando modifiche secondo il loro gusto, in base ai repertori specifici del loro territorio o secondo le necessità dei musicisti committenti.

L’area bolognese ed est emiliana è stata culla di una scuola liutaria che si è distinta sia per la costruzione di strumenti ad arco che per la costruzione di strumenti a pizzico e a plettro con specificità e caratteristiche proprie nelle forme.

Il maggior innovatore in questo campo (strumenti a plettro e pizzico) è stato indubbiamente Luigi Mozzani e gli allievi dei suoi laboratori

 

STRUMENTI DI TIPO BOLOGNESE

Mozzani a partire dagli anni 10 del 900 comincia la produzione di mandolini, prima riproducendo il modello napoletano appoggiandosi all’esperienza di due fratelli liutai siciliani poi sviluppando suoi disegni di strumenti a plettro che si distaccano sia per forma e costruzione  dalle scuole classiche (romana e napoletana) sia per il tipo di legni usati.

 

MODELLO A FONDO PIATTO SCALPELLATO

La caratteristica che distingue questo modello è appunto la particolarità di avere il fondo scavato a formare una bombatura simile a quella degli strumenti ad arco ricavato da un blocco di legno. Le fasce formano un angolo inferiore a 90° rispetto al piano armonico. Questa accortezza da un tocco estetico originale agli strumenti a fondo piatto scalpellato che si differenziano dagli altri mandolini a fondo piatto con le fasce a 90° rispetto al piano armonico. In questi mandolini la sezione del manico è prevalentemente tondeggiante, anche se sono stati prodotti modelli leggermente triangolari. Le meccaniche sono attaccate lateralmente alla paletta.

 

MODELLO BOMBE’

Questa denominazione fu data dallo stesso Mozzani, in quanto questo modello riproduceva una bombatura che ricordava quella degli strumenti napoletani e romani ma senza l’uso delle doghe. La bombatura era riprodotta attraverso la piegatura delle fasce laterali e del fondo. Una soluzione originale e geniale ma soprattutto molto complicata da attuare.

La sezione del manico di questi modelli era prevalentemente triangolare anche se non così accentuata come i modelli romani.

 

La produzione di Mozzani era studiata per servire il crescente mercato degli strumenti a plettro utilizzati nelle orchestre che in quel periodo vedeva una espansione rapida e fiorente.

Col M° Gino Neri studiò tutta la gamma degli strumenti per formare una orchestra completa, dal mandolino ottavino al contrabbasso a plettro.

Altra produzione importante per il laboratorio Mozzani sono le chitarre (non dimentichiamo che prima di essere liutaio è stato un riconosciuto virtuoso di questo strumento) anche sulle quali fece studi per migliorare la timbrica e la suonabilità depositando anche alcuni brevetti (manico regolabile ecc). Lo studio delle forme delle chitarre Mozzani parte dallo studio delle chitarre Wappen e Guadagnini arrivando alla sua maggiore produzione e cioè le chitarre a bassi volanti e lyra usate sia nella musica classica (lyra) sia nella musica suonata in quel periodo nel bolognese (bassi volanti) dalle varie orchestre popolari e di Filuzzi.

Mozzani con la su produzione di strumenti a plettro si pone a metà delle due principali scuole liutarie di strumenti a plettro dell’epoca.

Si può affermare in ultima istanza che il lavoro di Mozzani sia stato l’avvio di una scuola che possiamo definire emiliana seguita inizialmente dagli allievi dei suoi laboratori, tra i liutai più stimati troviamo Gamberini e Maccaferri oltre a Colombarini, Montanari ecc, e ripresa da liutai emiliani quali i fratelli Masetti di Modena fino agli anni ’70.

In epoca moderna troviamo il M° Pandini di Ferrara, uno dei più stimati liutai attuali di strumenti a plettro, che nella fase  iniziale della sua carriera ha prodotto strumenti che si rifacevano alla scuola emiliana. Gabriele Pandini non a caso è il liutaio di riferimento dell’Orchesta Gino Neri.

Questo sito nasce dalla volontà di valorizzare questa scuola liutaria emiliana, dai più misconosciuta o bistrattata ma che nulla ha da invidiare alle altre scuole di strumenti a plettro italiane.

Vista della campagna bolognese
Vista della campagna bolognese